Adriana, questa sconosciuta
Sono nata e cresciuta a Venezia, dove ho studiato e lavorato, posso dire che sono una tizia qualunque, che fin da piccolissima –prima ancora di riuscire a leggere- è stata affascinata dai libri… figuratevi poi cosa è successo quando ho cominciato a decifrare quei segnetti scuri sulle
pagine bianche! E con la passione del leggere è arrivata anche quella dello scrivere. Per fortuna –o per disgrazia- insieme alla spaventosa quantità di libri che inghiottivo famelicamente e alle caterve di fogli bianchi che sciupavo imbrattandoli con le mie storie, è cresciuto anche il mio buon senso, e ho capito che di carta stampata difficilmente si vive…Così, ho abbassato le orecchie, ho fatto i miei studi, mi sono laureata e ho lavorato per circa trent’anni per il Comune di Venezia, la città in cui sono nata un paio di secoli fa. Naturalmente non ho smesso né di leggere, né di scrivere: anzi, sono riuscita ad aggiudicarmi un paio di Premi Italia e qualche altra cosetta nella categoria “amatoriale” Ma il mio pensiero fisso era quello di poter cambiare
quell’aggettivo riduttivo con un bel “professionale”, e così, non appena in pensione, ho dato una svolta al mio modo di scrivere per renderlo più appetibile per un vero editore. E’ nata così la raccolta di racconti ladini “Sabja de Fek” , la “Saga del Duca di Norlandia”… e la mia collaborazione con la Edizioni Domino.
pagine bianche! E con la passione del leggere è arrivata anche quella dello scrivere. Per fortuna –o per disgrazia- insieme alla spaventosa quantità di libri che inghiottivo famelicamente e alle caterve di fogli bianchi che sciupavo imbrattandoli con le mie storie, è cresciuto anche il mio buon senso, e ho capito che di carta stampata difficilmente si vive…Così, ho abbassato le orecchie, ho fatto i miei studi, mi sono laureata e ho lavorato per circa trent’anni per il Comune di Venezia, la città in cui sono nata un paio di secoli fa. Naturalmente non ho smesso né di leggere, né di scrivere: anzi, sono riuscita ad aggiudicarmi un paio di Premi Italia e qualche altra cosetta nella categoria “amatoriale” Ma il mio pensiero fisso era quello di poter cambiare
quell’aggettivo riduttivo con un bel “professionale”, e così, non appena in pensione, ho dato una svolta al mio modo di scrivere per renderlo più appetibile per un vero editore. E’ nata così la raccolta di racconti ladini “Sabja de Fek” , la “Saga del Duca di Norlandia”… e la mia collaborazione con la Edizioni Domino.
Dove abito adesso?
In una cittadina della Lombardia, piccola e vivacissima, in un appartamento scelto prevalentemente perché munito di una terrazza di 40mq, a uso dei miei Gatti... e chi ignora ancora l'esistenza dei miei quattro meravigliosi Felini può cliccare qui su "Altro" e poi su "i miei tiranni pelosi" per farsi una cultura in proposito...
Ma per chi invece vuol saperne di più sulla mia casa, eccovi un paio di foto, che ho avuto cura di scegliervi tra le più recenti. Mobili e ammenicoli vari infatti a casa mia vagano da un locale all'altro. Infatti secondo me i mobili si chiamano così perché si possono muovere, altrimenti sarebbero degli immobili... e io sarei ricca!
Ci sono anch'io! In questo numero (23-24) della bella rivista SKAN MAGAZINE, potete trovare anche un mio breve saggio sul Romanzo Storico. Spero che non vi annoi, e a titolo scaramantico vi auguro "Buon lettura" !.
EHM...NO, LA MODESTIA NON è TRA LE MIE DOTI ...
WORLDSF- PREMIO ITALIA 2014
Finalisti 2014
Romanzo o antologia personale - Fantasy
Finalisti:
- Godbreakers, Luca Tarenzi, Salani
- Il Gran Sole Radioso, Donato Altomare, Edizioni Della Vigna
L'età sottile, Francesco Dimitri, Salani
Lo Stregone dei Ghiacci, Adriana Comaschi, Edizioni Domino
- Memorie degli Euritmi: Caesar, Fabrizio Cadili e Marina Lo Castro,Plesio
Altri segnalati:
- Nove guerrieri, Bruno Bacelli, GDS
- L'uomo che volle farsi strega, Francesca Garello, Homo Scrivens
- Muses, la decima musa - Francesco Falcon,i Mondadori
- Cuore di drago, Andrea Angiolino, Homo Scrivens
- La pietra dell'alchimista di Renato Pestrinier0 Solfanelli
- Laura Iuorio, Il sigillo degli Eldowin - Amazon - 2013 Terra ignota.
Risveglio (Vol. 1), Vanni Santoni, Mondadori
- "Il demone sterminatore", Vincent Spasaro, Anordest
ALL’OSPIZIO
di Adriana Comaschi1- "All'Ospizio!"un racconto inedito, terzo
classificato al Concorso Nazionale Città di Bobbio a.
2013
Nato a Mezzano Scotti 87 anni prima, Michele P. abitava a Bobbio da oltre mezzo secolo, in una grande vecchia casa in pietra a due piani, non lontana dalla strade provinciale e tanto vicina al Trebbia che
dall’aia si poteva sentire il mormorio del fiume e dalle finestre del secondo piano scorgere le solide arcate del Ponte Gobbo.
Ancora robusto, ma parzialmente invalido per un ictus Michele condivideva la sua grande casa con uno stuolo di
figlie, nuore e nipoti… tutte femmine.
I figli maschi gli erano premorti, lasciandogli sulle spalle le proprie vedove e le proprie figlie, alle quali, dopo il divorzio dal marito, si era aggiunta l’unica figlia di Michele con tutta la sua prole, altre quattro
femmine.
“Anche il gatto è una gatta, e il canarino fa le uova” mi raccontava con il tono di chi lamenta un torto. “ Qua, per un maschio non c’è più posto. Ai miei tempi, le donne portavano rispetto ai loro uomini, e non c’era rischio che aprissero la bocca mentre uno di essi parlava! Mia madre, poveretta, a tavola li serviva tutti, e poi non si permetteva neppure di sedersi con loro, ma mangiava sulla panca vicino al camino, con le figlie. E anch’io, finché ho potuto comandare, non faccio per dire, ma le facevo correre! Adesso, invece! Se dici una parola, se cerchi di spiegar loro qualcosa, si mettono a ridere queste….! Ridono! E fanno tutto a modo loro, comandano loro… Ma già, è inutile che parli: è un femmina anche lei” e scuoteva la testa, disgustato per la mia sciagurata –ai suoi occhi- appartenenza al sesso ex debole, ora prevaricatore dei suoi supposti
diritti.
Ero andata là su richiesta della famiglia P. , che aveva sollecitato l’aiuto dei Servizi Sociali , e inizialmente avevo pensato di predisporre un’ assistenza domiciliare, ma ben presto mi fu chiaro che in una casa dove vivevano dieci donne dai 26 ai 58 anni, tutte in ottimo stato di salute e tutte almeno in parte libere e disponibili, l’intervento di un operatore era superfluo.
Il vero problema erano i rapporti con il grande vecchio, che si considerava defraudato del suo ruolo e dei suoi diritti di capofamiglia e di unico maschio in favore di uno starnazzante sciame di femmine.
Avrei dovuto entrare in quella disputa familiare per cercare di mediare, ma purtroppo, come con la consueta lucidità e brutalità Michele
aveva sintetizzato e sancito, avevo una grossa difficoltà a lavorare con
lui: ero femmina anch’io.
Per sbloccare la situazione sarebbe stato utile introdurre nella cerchia familiare un’altra figura maschile che facesse da riferimento e da tramite, ma in quel momento non disponevo di un operatore domiciliare maschio, e la proposta di mandare una femmina –tanto per spezzare
quel gioco perverso di pretese e rifiuti tra l’anziano e le sue donne- era stata respinta con l’urlo “ Un altra femmina? Ma cosa vuole, che mi metta le sottane anch’io? Meglio il ricovero!”
Rottura dei rapporti per un mesetto, poi lenta ripresa con l’insorgere di una speranza: la nipote più giovane era incinta.
Aveva tenuto la cosa nascosta il più a lungo possibile, anche perché il
“fidanzato”, un romeno, era ritornato al suo paese mesi prima senza farsi più vivo, ma ormai la gravidanza era quasi a termine e la ragazza aveva dovuto parlarne in famiglia. Dopo qualche scenata di prammatica, la situazione era stata accettata e tutte, madre, zie, cugine, aspettavano serenamente il momento del parto e il nuovo
nato.
Anche Michele era stato contagiato da quell’atmosfera “Speriamo che sia un maschio, così qua ci sarà un altro con un poco di sale nella zucca , oltre a me” brontolava, mentre ricordi e speranze gli illuminavano gli occhi. “Lo porterò sul Trebbia e gli insegnerò a pescare. E poi, gli piacerà il calcio, che queste…quaquaqua non mi permettono mai di guardare in tivù! Anche con la barca una volta ero bravo, e mi ricordo tutto. Non sono mica un rimbambito!
Rimetterò in acqua la mia vecchia Adelma, e via sul Po, io al timone e
mio nipote alla vela. Da me, imparerà da me. Ben, basta.
Vedremo…”
Così, ricordando e sperando , il vecchio cominciava a riconciliarsi con la vita, con l’indegnità del pannolone notturno “precauzionale”, con la viltà dei suoi denti che avevano abbandonato il servizio pressoché in massa, inducendo così le sue donne a nutrirlo di pappette, e qualche volta la sua ritrovata benevolenza arrivava persino allo stuolo femminile che gli garriva intorno e sul quale pregustava una prossima rivalsa.
“Quando arriverà il bambino –un maschio!- , e io
gli insegnerò, dovranno mettere rispetto, queste femmine.
Impareranno!”
E arrivò il gran giorno.
Mi chiamarono con urgenza. “Il nonno…Meglio che venga subito!”
Lo trovai seduto sul letto, vestito a metà, rosso
in faccia e furioso, il bastone saldamente in pugno, circondato da nove donne chioccianti e piangenti, in mezzo a un cumulo di indumenti tirati fuori dai cassetti e gettati per terra alla rinfusa.
“Basta!” urlava “Zitte, tutte!” e giù un gran colpo di bastone sul pavimento.
“Tu, cretina” alla figlia “tira fuori la valigia e buttaci dentro questa roba. E tu, oca, “ a una nuora “ chiudi la bocca e chiama un tassì”. Poi, rivolgendosi a me, con la voce di chi chiude definitivamente un discorso: “All’ospizio!” e poiché lo guardavo interdetta ripeté “All’ospizio!” e giù un altro colpo di bastone sul pavimento. “Mi mandi in ospizio”.
Quella mattina la nipote aveva partorito: una
bambina, l’undicesima femmina.
Non ci fu niente da fare.
Di fronte a quell’ennesimo torto inflittogli dalla natura maligna (di sesso femminile anch’essa) a nulla valsero discorsi ed
esortazioni: in ospizio, aveva detto, e in ospizio andò… dopo essersi assicurato che ci fosse un reparto unicamente maschile, e che ci fosse posto.
“Sa, con la fortuna che mi ritrovo…”
FINE
di Adriana Comaschi1- "All'Ospizio!"un racconto inedito, terzo
classificato al Concorso Nazionale Città di Bobbio a.
2013
Nato a Mezzano Scotti 87 anni prima, Michele P. abitava a Bobbio da oltre mezzo secolo, in una grande vecchia casa in pietra a due piani, non lontana dalla strade provinciale e tanto vicina al Trebbia che
dall’aia si poteva sentire il mormorio del fiume e dalle finestre del secondo piano scorgere le solide arcate del Ponte Gobbo.
Ancora robusto, ma parzialmente invalido per un ictus Michele condivideva la sua grande casa con uno stuolo di
figlie, nuore e nipoti… tutte femmine.
I figli maschi gli erano premorti, lasciandogli sulle spalle le proprie vedove e le proprie figlie, alle quali, dopo il divorzio dal marito, si era aggiunta l’unica figlia di Michele con tutta la sua prole, altre quattro
femmine.
“Anche il gatto è una gatta, e il canarino fa le uova” mi raccontava con il tono di chi lamenta un torto. “ Qua, per un maschio non c’è più posto. Ai miei tempi, le donne portavano rispetto ai loro uomini, e non c’era rischio che aprissero la bocca mentre uno di essi parlava! Mia madre, poveretta, a tavola li serviva tutti, e poi non si permetteva neppure di sedersi con loro, ma mangiava sulla panca vicino al camino, con le figlie. E anch’io, finché ho potuto comandare, non faccio per dire, ma le facevo correre! Adesso, invece! Se dici una parola, se cerchi di spiegar loro qualcosa, si mettono a ridere queste….! Ridono! E fanno tutto a modo loro, comandano loro… Ma già, è inutile che parli: è un femmina anche lei” e scuoteva la testa, disgustato per la mia sciagurata –ai suoi occhi- appartenenza al sesso ex debole, ora prevaricatore dei suoi supposti
diritti.
Ero andata là su richiesta della famiglia P. , che aveva sollecitato l’aiuto dei Servizi Sociali , e inizialmente avevo pensato di predisporre un’ assistenza domiciliare, ma ben presto mi fu chiaro che in una casa dove vivevano dieci donne dai 26 ai 58 anni, tutte in ottimo stato di salute e tutte almeno in parte libere e disponibili, l’intervento di un operatore era superfluo.
Il vero problema erano i rapporti con il grande vecchio, che si considerava defraudato del suo ruolo e dei suoi diritti di capofamiglia e di unico maschio in favore di uno starnazzante sciame di femmine.
Avrei dovuto entrare in quella disputa familiare per cercare di mediare, ma purtroppo, come con la consueta lucidità e brutalità Michele
aveva sintetizzato e sancito, avevo una grossa difficoltà a lavorare con
lui: ero femmina anch’io.
Per sbloccare la situazione sarebbe stato utile introdurre nella cerchia familiare un’altra figura maschile che facesse da riferimento e da tramite, ma in quel momento non disponevo di un operatore domiciliare maschio, e la proposta di mandare una femmina –tanto per spezzare
quel gioco perverso di pretese e rifiuti tra l’anziano e le sue donne- era stata respinta con l’urlo “ Un altra femmina? Ma cosa vuole, che mi metta le sottane anch’io? Meglio il ricovero!”
Rottura dei rapporti per un mesetto, poi lenta ripresa con l’insorgere di una speranza: la nipote più giovane era incinta.
Aveva tenuto la cosa nascosta il più a lungo possibile, anche perché il
“fidanzato”, un romeno, era ritornato al suo paese mesi prima senza farsi più vivo, ma ormai la gravidanza era quasi a termine e la ragazza aveva dovuto parlarne in famiglia. Dopo qualche scenata di prammatica, la situazione era stata accettata e tutte, madre, zie, cugine, aspettavano serenamente il momento del parto e il nuovo
nato.
Anche Michele era stato contagiato da quell’atmosfera “Speriamo che sia un maschio, così qua ci sarà un altro con un poco di sale nella zucca , oltre a me” brontolava, mentre ricordi e speranze gli illuminavano gli occhi. “Lo porterò sul Trebbia e gli insegnerò a pescare. E poi, gli piacerà il calcio, che queste…quaquaqua non mi permettono mai di guardare in tivù! Anche con la barca una volta ero bravo, e mi ricordo tutto. Non sono mica un rimbambito!
Rimetterò in acqua la mia vecchia Adelma, e via sul Po, io al timone e
mio nipote alla vela. Da me, imparerà da me. Ben, basta.
Vedremo…”
Così, ricordando e sperando , il vecchio cominciava a riconciliarsi con la vita, con l’indegnità del pannolone notturno “precauzionale”, con la viltà dei suoi denti che avevano abbandonato il servizio pressoché in massa, inducendo così le sue donne a nutrirlo di pappette, e qualche volta la sua ritrovata benevolenza arrivava persino allo stuolo femminile che gli garriva intorno e sul quale pregustava una prossima rivalsa.
“Quando arriverà il bambino –un maschio!- , e io
gli insegnerò, dovranno mettere rispetto, queste femmine.
Impareranno!”
E arrivò il gran giorno.
Mi chiamarono con urgenza. “Il nonno…Meglio che venga subito!”
Lo trovai seduto sul letto, vestito a metà, rosso
in faccia e furioso, il bastone saldamente in pugno, circondato da nove donne chioccianti e piangenti, in mezzo a un cumulo di indumenti tirati fuori dai cassetti e gettati per terra alla rinfusa.
“Basta!” urlava “Zitte, tutte!” e giù un gran colpo di bastone sul pavimento.
“Tu, cretina” alla figlia “tira fuori la valigia e buttaci dentro questa roba. E tu, oca, “ a una nuora “ chiudi la bocca e chiama un tassì”. Poi, rivolgendosi a me, con la voce di chi chiude definitivamente un discorso: “All’ospizio!” e poiché lo guardavo interdetta ripeté “All’ospizio!” e giù un altro colpo di bastone sul pavimento. “Mi mandi in ospizio”.
Quella mattina la nipote aveva partorito: una
bambina, l’undicesima femmina.
Non ci fu niente da fare.
Di fronte a quell’ennesimo torto inflittogli dalla natura maligna (di sesso femminile anch’essa) a nulla valsero discorsi ed
esortazioni: in ospizio, aveva detto, e in ospizio andò… dopo essersi assicurato che ci fosse un reparto unicamente maschile, e che ci fosse posto.
“Sa, con la fortuna che mi ritrovo…”
FINE
28- 29-30 marzo. Che ci fa l'Adriana, notoriamente tele- analfabeta, alla Deepcon di Fiuggi?
Come potete vedere dalla foto, ci è andata per il Premio Letterario Cittadella, ove "Lo Stregone dei Ghiacci" ha ottenuto il III posto... tanto per non essere da meno dei tre romanzi precedenti, tutti premiati con un segnalazione.
Ehm... temo che la modestia non sia tra le mie qualità!
WORLDSF- PREMIO ITALIA 2014
Finalisti 2014
Romanzo
o antologia personale - Fantasy
Finalisti:
- Godbreakers, Luca Tarenzi, Salani
- Il Gran Sole Radioso, Donato Altomare, Edizioni Della Vigna
L'età sottile, Francesco Dimitri, SalanI
Lo Stregone dei Ghiacci, Adriana Comaschi, Edizioni Domino
- Memorie degli Euritmi: Caesar, Fabrizio Cadili e Marina Lo Castro,Plesio
Altri segnalati:
- Nove guerrieri, Bruno Bacelli, GDS
(5 segnalazioni)
- L'uomo che volle farsi strega, Francesca Garello, Homo
Scrivens (4 segnalazioni)
- Muses, la decima musa - Francesco Falconi
(Mondadori) (2 segnalazioni)
- Cuore di drago, Andrea Angiolino, Homo
Scrivens (2 segnalazioni)
- La pietra dell'alchimista di Renato Pestriniero
- Solfanelli (1 segnalazioni)
- Laura Iuorio, Il sigillo degli Eldowin -
Amazon - 2013 (1 segnalazioni)
- Terra ignota. Risveglio (Vol. 1), Vanni
Santoni (Mondadori) (1 segnalazioni)
- "Il demone sterminatore", Vincent
Spasaro, Anordest (1 segnalazioni)