... CONTINUA LA SAGA DEL DUCA DI NORLANDIA
L’Artiglio di fuoco
E' W’Unker di Rocca d’Ombra, il gelido Sacerdote delle Tenebre, o Valmar d’Aurel , il perduto Condottiero delle Isole, che ritorna alle Isole Dorate?
E’ Valmar per i figli, ma non per i Signori delle Isole e, mentre una nuova invasione minaccia i Mari Interni, sul suo capo sta per abbattersi il castigo per i suoi delitti.
E' arrivato! Guardate su lavori pubblicati per avere altre notizie
E’ Valmar per i figli, ma non per i Signori delle Isole e, mentre una nuova invasione minaccia i Mari Interni, sul suo capo sta per abbattersi il castigo per i suoi delitti.
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Il Rinnegato
Ha rinnegato le tenebre, ma dai suoi è stato rinnegato: mai più potrà rivedere le Isole Dorate.
Altra però è la volontà della dea, che impone il ritorno dell’esule perché ancora una volta affronti gli Oscuri Signori, che già aveva sfidato, in una spaventosa battaglia.
Altra però è la volontà della dea, che impone il ritorno dell’esule perché ancora una volta affronti gli Oscuri Signori, che già aveva sfidato, in una spaventosa battaglia.
L’incantatore
L’amore paterno, più forte di qualsiasi volere, trascina il Duca a Makira, la Perla Nera del misterioso Arso, mentre le Isole Dorate preparano un ritorno trionfale per il loro Condottiero.
Ma la sua meta ultima sarà ancora la Norlandia, e là verranno sciolti gli ultimi
enigmi del suo destino.
Ma la sua meta ultima sarà ancora la Norlandia, e là verranno sciolti gli ultimi
enigmi del suo destino.
ANTICIPAZIONI
Ecco una prima bozza della copertina L’Artiglio di fuoco, il quarto volume della Saga del Duca di Norlandia, che attualmente (5.4.2014) è in stampa, e che quindi sarà disponibile, festività permettendo, verso la fine di aprile.
Se qualcuno si è rammaricato perché nel precedente volume
mancavano duelli e combattimenti, con questo potrà consolarsi dell’astinenza: a partire dai primi capitoli potrà trovare liti, scontri e battaglie a bizzeffe, per terra e per mare, con morti e feriti a volontà. Le Isole Dorate infatti sono di nuovo sotto attacco, e contro di loro Raint e Selter, che si sono autonominati Reggenti di Norlandia”, scatenano non solo la forza dell’esercito e della flotta norlese, ma anche la violenza degli spaventosi “anguiformi”, mostri velenosi di origine e natura oscura.
E non basta perché, mentre la guerra infuria per terra e per
mare, seminando morte e terrore nelle belle isole e insanguinandone le limpide acque, a Wan Thune si avvicendano contese e proteste violente, che giungono fino al linciaggio, e il tempo di W’Unker si fa corto, sempre più corto… è quasi alla fine.
Concludo questa mia breve presentazione, che spero vi abbia stimolato e incuriosito al punto di farvi prenotare subito il romanzo, con il suo incipit, che come nei precedenti volumi è costituito da alcuni versi:
Fedele amica mia,
Arpa compagna, vieni!
E per l’ultima volta
Con me leva il tuo canto
Alla pallida alba
Sull’Isole Dorate
Che chiamai patria.
……………………
Doman, sott’altro cielo
Con me tu pregherai.
Se qualcuno si è rammaricato perché nel precedente volume
mancavano duelli e combattimenti, con questo potrà consolarsi dell’astinenza: a partire dai primi capitoli potrà trovare liti, scontri e battaglie a bizzeffe, per terra e per mare, con morti e feriti a volontà. Le Isole Dorate infatti sono di nuovo sotto attacco, e contro di loro Raint e Selter, che si sono autonominati Reggenti di Norlandia”, scatenano non solo la forza dell’esercito e della flotta norlese, ma anche la violenza degli spaventosi “anguiformi”, mostri velenosi di origine e natura oscura.
E non basta perché, mentre la guerra infuria per terra e per
mare, seminando morte e terrore nelle belle isole e insanguinandone le limpide acque, a Wan Thune si avvicendano contese e proteste violente, che giungono fino al linciaggio, e il tempo di W’Unker si fa corto, sempre più corto… è quasi alla fine.
Concludo questa mia breve presentazione, che spero vi abbia stimolato e incuriosito al punto di farvi prenotare subito il romanzo, con il suo incipit, che come nei precedenti volumi è costituito da alcuni versi:
Fedele amica mia,
Arpa compagna, vieni!
E per l’ultima volta
Con me leva il tuo canto
Alla pallida alba
Sull’Isole Dorate
Che chiamai patria.
……………………
Doman, sott’altro cielo
Con me tu pregherai.
L'Artiglio di fuoco - anticipazioni 2
Col tempo e con la paglia si maturano le nespole... e con la pazienza e l'abilità le copertine dei romanzi.
Eccovi qua sotto una versione avanzata della copertina de L'Artiglio di fuoco, di prossima pubblicazione.
E, a farle compagnia, aggiungo un breve brano del romanzo, che vi permetterà di apprezzare l'operato di alcuni simpatici animaletti in visita alle Isole Dorate...
Eccovi qua sotto una versione avanzata della copertina de L'Artiglio di fuoco, di prossima pubblicazione.
E, a farle compagnia, aggiungo un breve brano del romanzo, che vi permetterà di apprezzare l'operato di alcuni simpatici animaletti in visita alle Isole Dorate...
…. le poche case erano vuote, con le porte spalancate, come se chi le aveva lasciate fosse fuggito in gran fretta, e dentro le suppellettili erano frantumate, distrutte. Quasi tutti gli alberi erano stati
divelti o spezzati, le pietre della massicciata rovesciate e tra di loro cadaveri smembrati, maciullati di uomini e di animali, confusi e mescolati in un osceno carnaio.
La lieve brezza non riusciva a cacciare dall’isola il repellente odore di sangue e di morte, ma soprattutto quello di putrido marciume che proveniva dai grossi corpi degli anguiformi, né quello
aspro e repellente del veleno che producevano e che non solo iniettavano nelle
vittime, ma spargevano anche sul terreno, perdendolo insieme a luride bave. Erbe
e arbusti, già piegati e strappati dal loro passaggio, al contatto con il veleno
si erano corrotti ed erano subitamente marciti, ricoprendo il terreno di una
immonda patina dall’odore nauseabondo, molle e scivolosa.
Ma quel che colpiva anche di più era il silenzio che regnava nella piccola rada…: non una voce umana, non un grido, né il verso di un animale, o il richiamo di un uccello notturno. Tutto là taceva, tutto parlava di morte e di corruzione, ma nel boschetto che portava al culmine della
collina e sul sentiero si indovinavano i fruscii, i tonfi e i sibili degli invasori.
divelti o spezzati, le pietre della massicciata rovesciate e tra di loro cadaveri smembrati, maciullati di uomini e di animali, confusi e mescolati in un osceno carnaio.
La lieve brezza non riusciva a cacciare dall’isola il repellente odore di sangue e di morte, ma soprattutto quello di putrido marciume che proveniva dai grossi corpi degli anguiformi, né quello
aspro e repellente del veleno che producevano e che non solo iniettavano nelle
vittime, ma spargevano anche sul terreno, perdendolo insieme a luride bave. Erbe
e arbusti, già piegati e strappati dal loro passaggio, al contatto con il veleno
si erano corrotti ed erano subitamente marciti, ricoprendo il terreno di una
immonda patina dall’odore nauseabondo, molle e scivolosa.
Ma quel che colpiva anche di più era il silenzio che regnava nella piccola rada…: non una voce umana, non un grido, né il verso di un animale, o il richiamo di un uccello notturno. Tutto là taceva, tutto parlava di morte e di corruzione, ma nel boschetto che portava al culmine della
collina e sul sentiero si indovinavano i fruscii, i tonfi e i sibili degli invasori.